Cella #03: Agrabah

La porta venne aperta e ne scaturì una luce fortissima, pari a quella solare.
Non bastò chiudere gli occhiu, ma dovetti pararmi la vista con il braccio per non venire accecato da quel flash.
Lentamente la luce si diradò, lasciando spazio ad una meno intensa ma altrettanto stupefacente: quella del luccichio dell'oro.
Sebbene ci fossero solo poche torce ad illuminare l'ambiente, la vastissima quantità di monete, di vasi e di accessori d'oro. Persino i muri erano ricoperti da uno strato del nobile metallo. E non vanno trascurati tutti i diamanti, i rubini, gli smeraldi, gli zaffiri e le altre pietre preziose lì presenti, alcune in coppe, altre in bauli ed altre ancora ammassate insieme a pile di monete, il tutto rigorosamente d'oro massiccio.
E'... E' uno spettacolo...
Non c'era dubbio che ci trovassimo all'interno del mondo da salvare, o in ciò che restava di esso. Pensai che tutti quei tesori dovevano appartenere al sovrano del posto: se si fosse trattato del rifugio di una banda di ladri o di una sorta di banca le pareti sarebbero state spoglie.
Resistetti alla tentazione di "allungare le mani", ma comunque non nego che camminai molto lentamente nei passaggi fra le diverse pile di ricchezze, per avere il tempo di ammirarle.

S.. Si si, giusto...
Il rimprovero di Eruka mi riportò alla realtà: avevamo una missione da compiere, non potevamo perdere altro tempo.
Attraversammo il cunicolo e ci trovammo dinanzi alla gigantesca serratura. Non c'è dubbio: solo una chiave è abbastanza grande da entrarci...
La mia compagna si fece da parte, così tesi il braccio ed evocai l'unico keyblade che mi parve adatto allo scopo: il Pathfinder.
Coraggio vecchio mio, ci siamo...
Lo impugnai saldamente a due mani e mi misi altrettanto saldamente di fronte alla serratura. Poi, con fare solenne, alzai il keyblade fino a che non fu allineato con essa.
Un raggio luminoso unì chiave e serratura, quindi girai il mio keyblade in senso orario, come se volessi aprire una porta...